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Coronavirus, Airbnb: come il self check-in può aiutare i medici

Le case su Airbnb ospiteranno medici e infermieri in isolamento volontario per tutelare le loro famiglie dal coronavirus. Tra i requisiti richiesti agli host per poter ospitare anche essere dotati di sistemi di self check-in.

L’iniziativa di Airbnb per rispondere al coronavirus

Airbnb continua il suo impegno per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Il 18 marzo aveva lanciato l’iniziativa “Airbnb per medici e infermieri” per accogliere il personale ospedaliero in cerca di un alloggio temporaneo in una nuova città per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

Da qualche giorno la piattaforma per gli affitti brevi ha scelto di allargare il raggio di azione della propria iniziativa per medici e infermieri. Airbnb consentirà ora anche a chi presta servizio nella sua consueta sede di lavoro di trasferirsi momentaneamente per tutelare i propri cari. Le domande possono essere presentate direttamente sul sito.

Self check-in per accogliere medici e infermieri durante l’emergenza

Si legge sul sito di Airbnb che gli host che scelgono di mettere a disposizione del personale medico i propri appartamenti dovranno accettare alcuni protocolli di pulizia e sicurezza prima di iniziare a ospitare, al fine di tutelare la salute di tutti.

Gli host dunque vengono invitati a spuntare una vera e propria check list in cui confermano, tra le altre cose, di “Accettare di evitare di avere contatti di persona con gli ospiti”. In altre parole Airbnb richiede ai proprietari e gestori di offrire, ove possibile, sistemi di apertura da remoto, come il self check-in, che permettono di entrare negli appartamenti in totale autonomia senza doversi incontrare per la consegna delle chiavi rischiando dunque il contagio.

Grazie anche all’aiuto della tecnologia, e delle serrature smart, gli host saranno in grado di mettere a disposizione le case al momento vuote sia gratuitamente o a fronte di un piccolo contributo.

Tutto ciò non sorprende e anzi in diverse analisi su come cambierà il mondo dell’ospitalità si sottolinea che “gli investimenti dovranno portare ad un modello di business nuovo, che metterà al centro la riqualificazione dell’offerta, puntando anche su innovazione e tecnologia“.

I sistemi di apertura a distanza saranno un valore aggiunto appena il nostro Paese si riaprirà al turismo. Le strutture che garantiranno l’entrata degli ospiti in modalità “contactless” saranno favorite rispetto a quelle che obbligano host e guest ad incontrarsi.

Gara di solidarietà da parte degli host

Da quando abbiamo aperto il programma, abbiamo assistito a una vera e propria gara di solidarietà da parte degli host” dichiara Giacomo Trovato, Country Manager Manager di Airbnb Italia. “Moltissimi i suggerimenti che abbiamo ricevuto da tutta la società civile: nonostante avessimo previsto un rimborso spese per i partecipanti, molti host ci hanno chiesto di poter rendere la propria casa disponibile gratuitamente. Alcuni enti si sono offerti di sostenere in prima persona le spese di alloggio per il personale medico da reclutare. Ci ha molto toccato infine l’appello di medici e infermieri in prima linea, alla ricerca di una soluzione abitativa per isolarsi dalle proprie famiglie”. 

I fondi a supporto di host e superhost durante il covid-19

Il ceo Brian Chesky a inizio settimana ha annunciato due fondi, a livello internazionale. Uno di 250 milioni di dollari per gli host che hanno risentito delle cancellazioni e l’altro 10 milioni di dollari, per i superhost e gli host di esperienze che sono in difficoltà nel pagare l’affitto o il mutuo. Il programma Airbnb per medici e infermieri è stato aperto due settimane fa. Da allora sono circa 3.000 le case che gli host hanno scelto di rendere disponibili al personale ospedaliero. Gli host di ogni regione hanno contribuito all’iniziativa. Le regioni più disponibili sono state: Toscana (13% degli alloggi totali), Lazio (10%), Piemonte (10%) e soprattutto Lombardia, dove è concentrata la maggior parte dell’offerta (23%). Per quanto riguarda invece il personale sanitario, sono le 700 richieste pervenute.

E tu metterai a disposizione i tuoi appartamenti per i medici in isolamento? Pensi che la tecnologia ti potrà aiutare al momento della ripresa? Faccelo sapere nei commenti.

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